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Tempo

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Il destino non c’entra niente

breen lacrime - @World

Non so voi come ve la caviate quando si parla di destino. Io, personalmente, ho sempre fatto molta fatica a rapportarmi con chi lo usa per dare una giustificazione a qualcosa che una giustificazione non ce l’ha. Ho sempre preferito prendere le cose come un dato di fatto e accontentarmi di un: “doveva andare così”.

Mi sembra un modo più razionale per accettare cose che sono più grandi di noi e che, infondo, è giusto che lo siano. Non possiamo pensare di avere il controllo su tutto e ancor di meno lo può pensare chi sfida strade larghe qualche metro a cento chilometri orari. Tutto quello che ti circonda è fatto di cose ed istanti che si intrecciano, si mescolano e si sfiorano, nella speranza che tutto vada per il verso giusto e che ne rimanga solo qualcosa di positivo alla fine.

Non lo puoi spiegare col destino quel tratto di strada sulla Cefalù 1, quella veloce sinistra in cui la Peugeot 207 S2000 perde il controllo e quel guard rail che si infila dentro l’abitacolo. Non puoi e probabilmente non devi. Lasci che un dolore immenso ti travolga e ti tolga il respiro, consapevole che quel sogno che cercavi di raggiungere in due dovrai scegliere se raggiungerlo da solo o non raggiungerlo mai più. E’ capitato ad altri e capiterà ancora. Piaccia o no è parte del gioco a cui hai deciso di prendere parte per seguire la passione.

E come fai a parlare di destino quando hai deciso di provare a superarlo quel dolore? Lo sportello che si chiude, il motore che inizia ad urlare e alla tua destra qualcun altro. Ascolti le note ed hanno un suono diverso. Vai avanti perché hai deciso che quel sogno lo vuoi lo stesso e ti sei dato un motivo in più per raggiungerlo. Spingi, spingi sempre più forte e più il tempo passa e più quel dolore si fà forza, si fà coraggio. Linfa per non smettere di credere che sia ancora tutto possibile.

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E non c’è destino sulla Oittila 2. 10.15 chilometri da correre un metro alla volta, lottando contro gli incubi più che contro i tuoi avversari. E mentre sei solo con te stesso e vedi gli alberi accarezzare la tua Citroen DS3, senti all’improvviso rimbalzarti nella testa quella voce a cui hai pensato un sacco di volte. Se ti sforzi un po’ riesci pure a intravedere i capelli biondi uscire dal casco e le mani stringere le note. Ti senti bene, sicuro. Non sei più solo verso quel sogno e lo senti come non lo sentivi più da qualche metro prima di quella maledetta sinistra veloce in terra di Sicilia. E tagli il traguardo.

Non serve che ti chiedano niente perché sono i tuoi occhi a parlare. E raccontano la storia di due persone ed un sogno. La storia di una strada spezzata che si ricongiunge sul podio di un campionato del mondo. Il posto migliore dove fare pace con la vita e con quel giorno maledetto. Ora sai che una spiegazione non c’è e non ci sarà mai e il destino non c’entra niente. Le cose sono andate così quel giorno e vanno così oggi dove quell’immenso dolore è bagnato dal dolce sapore di aver realizzato un sogno non solo tuo.

Pics by: @World

 

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