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Buoni propositi per il nuovo anno rallystico

Le promesse che ogni appassionato è pronto non mantenere

Si avvicina la fine del 2018 e, come ogni capodanno che si rispetti, anche per noi appassionati di rally è arrivato il momento dei buoni propositi per l’anno che verrà. Un elenco semiserio di quello che cercheremo di fare (o di non fare) per rendere il mondo dei rally un posto migliore

Non confronterò i rally attuali con il passato

Con tutto il rispetto per Gruppi A e B e per i grandi eroi del passato, rimpiangerli non migliorerà il futuro dei rally e non ci riporterà indietro con gli anni. C’è da provare ammirazione per ciò che l’evoluzione tecnologica ci offre in termini di macchine e stima per dei veri e propri funamboli che saranno poi rimpianti dalle generazioni future. Non esiste termine di paragone è non esisterà anche nel 2019.

Non screditerò piloti con maggiori possibilità economiche di altri

Così gira e così funziona. Non da oggi, da sempre. Ci sono fuoriclasse per cui qualcuno decide di pagare ma si contano sulle dita di una mano. Poi ci sono gli altri che forse di talento ne hanno un po’ meno ma contribuiscono di tasca propria a portare avanti la baracca. Basta farsene una ragione.

Non cercherò di capire perché l’Italia non ha un pilota nel WRC

Non ce lo abbiamo e non ce lo avremo a breve probabilmente. Cercare un perché è volersi male, è cercare di scavare un buco nel cemento armato. Sono tanti i fattori, talmente tanti che la cosa migliore è non chiederselo più per restare positivamente sorpresi se dovesse succedere un giorno.

Non puntualizzerò sulla nazionalità di Tempestini

Dai oh, siamo seri. La bandiera nel vetro la vediamo tutti, così come sentiamo la lingua delle note e tutto il resto. Puntualizzare sotto ogni articolo su Simone non muterà la voglia di seguirlo e non inciderà sul suo percorso di crescita che ci appassiona tanto.

Non cercherò di spostare il mondiale rally sotto casa mia a colpi di commenti su Facebook

Il Mondiale in Sardegna, il Mondiale a Roma + Abruzzo, il Mondiale di nuovo a Sanremo, il Mondiale sotto casa di ogni lettore. Pensiamo a tenerci stretti una dimensione italiana nel mondo dei rally, dovunque essa sia. Perché si chiama Rally d’Italia, fino a prova contraria.

Non me la prenderò a prescindere con Tamara Molinaro

Tamara è donna, è italiana e ha la grande ambizione di fare bene nei rally, correndo tra gli uomini. Insomma Tamara ha tutto quel che serve per tirare fuori commenti a sproposito triti e ritriti. C’è, ci sarà, ce la mette tutta e se non c’è la voglia di stimarla basta girarsi dall’altra parte, no?

Non tiferò come allo stadio ma seguirò il mio pilota preferito

Differenza sottile ma pur sempre una differenza. È normale apprezzare qualcuno più di altri ed aggiunge quel pizzico di pepe. Ma tifare non serve. Perché tifare spesso sconfina in dinamiche che non ci appartengono e non ci interessano. Seguire è la cosa migliore da fare e che lascia la parte calda del tifo che ci piace: la passione.

Non chiederò ad Andreucci di far spazio ai giovani

Perché un pilota che ama correre dovrebbe far spazio ad altri solo per un numero sulla carta d’identità? A maggior ragione se il cronometro dice che non è ancora arrivata l’ora. Anche perché arriverà quel giorno e vedrete, Paolo ci mancherà.

Seguirò almeno un rally a bordo strada

Internet ha ampliato l’offerta di contenuti di rally e ha dato la possibilità a tanti di avvicinarsi a questo magico mondo ma per sopravvivere serve ancora la gente che si alza presto per vedere un rally.

Gente che aspetti una prova speciale smezzando una birra, che riempia i parchi assistenza e che desideri ancora qualche gadget da portare a casa. Gente che si ferma alla bottega di qualche piccolo paese per un panino e al bar per caffè e digestivo.

Gente che è l’anima di questo sport e che capisce che un’arena con tribune per qualche euro di biglietto serve ad andare avanti e ad alimentare la parte “vera” dei rally.

Gente che attiri gente che in strada forse non ci andrebbe mai ma volentieri investirebbe le proprie risorse per far girare il proprio nome davanti a tanta altra gente.

E allora proviamoci: una sola gara, piccola o grande che sia, vissuta con partecipazione vera. Portando qualche amico o i propri figli e diffondendone le emozioni con ogni mezzo possibile, in rete ma non solo.

Un giorno di emozioni belle e da raccontare, una piccola goccia per continuare a far muovere il mare.

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