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Tempo

3 MIN

Scacco al re

Con una Power Stage perfetta Ott Tanak ha colpito Ogier con l'unica arma che gli rimaneva: la psicologia

Il fango del Wales Rally GB è stato rimosso tutto dalle vetture ed è ora il tempo di analizzare a motori spenti quel che rimane delle gara britannica. Una gara dove è andato in scena un livello di pressione altissimo, un ritmo indiavolato, e da cui è uscito ancora una volta il nome di Ott Tanak. Non stupisce di trovarlo davanti, negli ultimi due anni ci ha abituati abbastanza. Stupisce il messaggio che il gelido estone ha voluto mandare al rivale diretto per il mondiale Sebastien Ogier durante la Power Stage.

Inutile rimarcare i fatti e quel che è successo. Che Seb potesse dare tutto sulla Power Stage si era capito dai primi metri di speciale della domenica mattina e, da buon marpione della comunicazione, si è ben premurato di farlo sapere ai microfoni del promoter. “Non posso fare più di così”, “Daremo tutto nella prova finale”, “Il gap è incolmabile” e tutto quel corollario di espressioni di chi cerca di scaricare tutta la pressione addosso al rivale che ha tutto da perdere.

D’altronde Ogier è da diverso tempo che cerca di colmare il gap tecnico in questo modo. Parlando e mettendo in campo tutta quella forza mentale che lo ha reso quello che è per la storia dei rally. Pressione a destra e a manca, sperando che basti a mantenere il suo status di campione del mondo e non spezzare quell’egemonia tutta francese nei rally che va avanti ormai da tempo immemore. Doti psicologiche a cui mai è riuscito a resistere Thierry Neuville, anche negli anni in cui tutto sembrava indirizzato nel modo giusto.

Ed ha provato anche questa volta, mantenendo quel lieve velo di pressione in ogni dichiarazione e stampando un tempo da urlo con una Power Stage magistrale. Una prova perfetta, col coltello tra i denti e sfruttando tutto il talento cristallino, ben ripartito tra piedi, mani, cuore e cervello.

Ma non è bastato.

Non è bastato perché Ott Tanak ha deciso di reagire, a suo modo. In silenzio a sportello aperto e con forza devastante a sportello chiuso. Poteva accontentarsi di vincere la gara e piazzarsi nell’ultimo tratto cronometrato. Era più che sufficiente per considerare il Galles come un round positivo. Ma “più che sufficiente” dalle parti dell’Estonia non è mai sinonimo di “abbastanza”.

Ott ha reagito alla pressione mentale di Ogier, togliendo mezzo secondo a quella prova che era sembrata perfetta agli occhi di tutti. Non qualche centesimo, mezzo secondo. Uno schiaffo violento a tutta la pressione psicologica del rivale, appoggiando la Yaris ad ogni fossato, ad ogni terrapieno, facendola schizzare via da ogni curva come un proiettile. Un messaggio chiaro e tondo arrivato dalle parti del Double Chevron,che non conosco con esattezza ma che deve somigliare a qualcosa del tipo: “Ti ascolto, ti rispetto ma non ti temo. Non più.”

L’espressione di Ogier davanti a quel -0,5 sec. ha raccontato al mondo intero che quel messaggio è arrivato forte e chiaro al destinatario. Che venderà cara la pelle fino all’ultimo metro dell’Australia ma che tra qualche settimana partirà per la Spagna spogliato di quella che (forse) era l’ultima arma per non perdere quella corona e quello scettro a cui era piacevolmente abituato.

 

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