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“C’è anche Grossi a Poti. Andiamo?”

Un filo sottile, di padre in figlio, con i rally sullo sfondo

Ma avete idea di quanto valore ha una domanda del genere per tanta gente? Certo, non è per tutti.

É per noi che siamo nati in quel fazzoletto di terra che parte dal mare Adriatico, sfiora San Marino e si spinge su fino alle alte colline che disegnano i confini con la Toscana e l’Umbria.  Terre che hanno scritto pagine importanti nel libro dei rally. Terra importante a cui si lega la passione di tanti e che trema ogni volta che si ricordano certi nomi e cognomi.

Certo, quell’interrogativo ha certamente a che fare coi rally. Con quegli eventi attesi anno dopo anno, quasi come una ricorrenza, per noi piccoli che in quei rally nazionali vedevamo il massimo dell’espressione automobilistica ed il mondiale lo conoscevamo più per sentito dire che per diretta esperienza. C’era il rally ed era impensabile non andarci, anche solo per  ritrovare le stesse persone e passare una giornata. Perché anche a quel tempo il pubblico dei rally era sempre quello ed in quelle zone non troppo grandi ci si conosceva tutti.

Poi la rileggo la domanda con più calma. Chiudo gli occhi e c’è ben altro.

C’è l’origine del mio amore per i rally. La mia infanzia e la mia adolescenza. C’è un elenco in cui scorrere nomi di cui hai sentito raccontare molte più gesta di quante ne hai viste con i tuoi occhi. C’è mio padre che si accende come non mai perché “ho trovato l’elenco e le cartine per il rally. C’è Pucci Grossi”. C’è alzarci presto per andare verso Arezzo, Gubbio, San Marino, ovunque. C’è camminare con ansia verso quel tornante che l’anno prima avevamo visto solo tornando a casa e col cazzo che ce lo saremmo perso anche quest’anno. C’è vivere una giornata lontano dal mondo, talvolta perdendo la scuola, perché è quel giorno dell’anno che son col mio babbo. Qualche volta c’era pure mio fratello e c’è che stavolta sarà pure meglio. C’è una marea di ricordi di cui i rally diventano poco più che uno sfondo.

Me la son fatta di nuovo la domanda quest’anno, lo stesso giorno in cui è uscito l’elenco iscritti del Rally Valle del Tevere. Tanti nomi interessanti per una bella gara ma, soprattutto, c’era Grossi, con tutta la lunga sequenza di emozioni che poteva suscitare quel nome in quell’elenco. Lettere allineate che riportano a quel filo sottile che mi lega a mio padre, nel nome della passione per i rally. Un filo sottile mio che è facile possa essere di molti padri e figli con le quattro ruote motrici per passione.

Ho pensato a cosa volesse dire portarlo quel cognome. Nell’elenco, in questo weekend, sul vetro, allo start. Su a Poti. Sempre.

Non riesco ad immaginarlo, anzi non posso. Mi piace solo pensare che sia sempre per “colpa” di quel filo che lega un padre ed un figlio, nel cuore e nel nome della passione per i rally.

E allora sì, certo che bisognava andarci a Poti. Per vedere il rally e per riportarci il babbo.

Foto di copertina: Gianmarco Gabrielli

 

 

 

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