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Rally di Svezia 2018: gara inCraigdible, Katsuta, vera!

Editoriale del lunedì dedicata ad una gara che incarna quei rally che spesso ci mancano

Dai sù, perdonatemelo questo giochino di parole da due soldi. Vengo da un weekend dove davanti ai miei occhi è passato di tutto e da qualche parte dovevo necessariamente sfogarmi. Sabato mattina ero quasi in procinto di lamentarmi per una gara che, fino a quel momento, aveva offerto più lamentele che bei passaggi e momenti da ricordare. Ignoravo quel che sarebbe venuto dopo, ignoravo il fatto che si saremmo trovati di fronte ad una caterva di spunti di discussione che ci faranno ricordare questo rally di Svezia 2018 per un lungo tempo. Siamo partiti col contatto Tanak-Meeke (a tal proposito, chi ha ragione secondo voi?) e siamo arrivati a mille emozioni dure da dimenticare.

Neuville fa pace con la neve di Svezia

L’anno scorso era finita nel peggiore dei modi, contro un muro di una prova spettacolo quando la gara sembrava ormai incanalata verso un successo perentorio. Quest’anno la possibilità si è ripresentata ancora più bella e nitida e Thierry ha messo la saggezza insieme alla velocità, che non è mai stata un problema ne per lui ne per la sua Hyundai i20. Ne è uscita una vittoria bella ed importante che lancia un messaggio chiaro a tutto il WRC. Poi c’è anche la perla non voluta di un salto clamoroso sulla Colin’s Crest che consegna alla storia immagini meravigliose di una vittoria con brivido.

Amazing, Wonderful, InCraigdible!

La nota lieta che non ti aspetti. Nella confusione di una gara condizionata dalle condizioni stradali, un “passista” come Craig continua a fare quello che gli riesce meglio: andare forte. Chilometro dopo chilometro, metro dopo metro, costruisce un podio straordinario che lo catapulta all’improvviso nel ruolo di miglior Citroen al traguardo. Ed è tutto talmente bello, limpido e naturale che viene accolto con quella leggerezza e “gioia controllata” che è ormai tratto distintivo di un pilota che fa semplicemente quello che gli viene chiesto quando gli viene chiesto.

Ogier, anche quando non si vede.

In un weekend disastroso, passato più a litigare con la strada che con gli avversari, Seb riesce comunque a catalizzare su di sè tutti i riflettori. Lo fa nella prova finale (con l’aiuto della geniale mente di Malcolm Wilson). E se i quattro punti raccimolati potrebbero mostrare il loro peso verso ottobre quando il mondiale sarà in via di definizione, dal punto di vista morale il segnale è bello forte fin da ora e fa più o meno così: ciao a tutti, siamo i campioni del mondo e siamo pronti a qualunque cosa per non farci strappare questi titoli da voi! Lì per lì magari non ci faranno caso perché ubriachi di gioia e di champagne…ma poi passa.

Katsuta: che sorpresa (e che Pirelli)!

Roba da far diventare pazzi gli scommettitori. Un pilota nipponico poco più che esordiente che si mette a bastonare i piloti di casa sulla neve, forte di gomme veramente capaci di fare la differenza, è roba che non prevederesti mai. E invece questo sorridente buontempone si è messo a testa bassa a costruirsi un successo che sa veramente di impresa storica. Non saremo di fronte al nuovo crack (forse) ma in questa Svezia ha aggiunto quel pizzico di ulteriore pepe su un piatto già succulento.

Italiani nel mondo: eppur si muove

Due appuntamenti del WRC e due belle occasioni di parlare di noi. Non ci capitava da un bel po’ e fa sicuramente molto piacere. Sapevamo che c’erano meno possibilità di mettere qualche nome sul podio o nelle posizioni che contano e che ci avrebbe atteso una gara “in difesa”. E così è stato. Ma il tricolore ha sventolato, i nostri hanno messo insieme bei chilometri di esperienza e hanno gettato le basi utili per un futuro che dovrebbe dare semplicemente continuità ad un percorso segnato.

Insomma Rally di Svezia 2018, che dirti: grazie, grazie davvero di tutto. E all’anno prossimo.

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