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A tu per tu con Aronne Travaglia

Esclusiva con il giovane figlio d'arte, che ci illustra la sua esperienza nei rally giapponesi

Abbiamo incontrato in esclusiva, tra uno studio e l’altro Aronne Travaglia, figlio di Renato. Con Aronne abbiamo parlato dei progetti, delle gare giapponesi dove lui ha corso e corre, ma non solo.

Sentiamo cosa ci ha raccontato in esclusiva:

Domanda forse “scontata” ma siamo curiosi di sapere, chi è Aronne e come nasce la sua passione per i rally?

Sono uno studente dell’ultimo anno di master in ingegneria nucleare all’istituto tecnologico di Tokyo con una grande passione per i rally, auto giapponesi anni ’90 e motori rotativi. La mia passione per il motorsport e’ nata una volta fatta la patente. Il cambiamento e’ stato comparabile a premere un interruttore.

Hai debuttato nei rally in Giappone, ci racconti questa esperienza extra continentale?

Ho ufficialmente debuttato nel mondo dei Rally in Giappone lo scorso luglio 2018 dove ho corso la prima su terra con una Toyota Yaris. Dopo qualche mese ho partecipato a tre gare su neve con una Mitsubishi Lancer Evo 6. La prima gara era molto corta (18 km di speciali in totale) fatta con gomme usate su una macchina di serie con dei rollbar. Le prove avevano dei binari cosi’ profondi che se avessi lasciato andare il volante, la macchina si sarebbe guidata da sola. Le successive tre gare erano tutte su neve nel Nord del Giappone, tutte e tre disputate a bordo di una Evo VI, senza chiodati (per regolamento). La prima gara siamo arrivati ottavi assoluti, la seconda quarti assoluti invece nella terza mi sono innevato in un banco di neve durante il secondo giorno di gara mentre eravamo secondi assoluti. Sono rientrato nel terzo giorno della competizione e siamo sempre riusciti a staccare secondi e terzi tempi assoluti per il resto della gara.

Quali sono le principali differenze che hai trovato tra le gare in Europa e quelle dell’Asia?

La differenza più marcata che ho trovato fra le gare italiane e quelle giapponesi sono le vetture. Nonostante le classi FIA possano correre senza problemi nelle loro competizioni, nei campionati più importanti la classe “regina” e’ la classe JN che assomiglia molto alla classe R4 nostrana. Nei campionati minori la maggior parte delle vetture sono molto simili alle Racing Start Italiane (roll cage, assetto e senza bang). E in questo caso le macchine più competitive sono le vetture a trazione integrale come le Evo o Impreza STI. La Evo VI che ho usato faceva parte di questa classe. Lo trovo un ottimo modo per abbattere i costi preparazione e di manutenzione, e lo si vede dal fatto che il 90% dei piloti nipponici sono gli stessi proprietari della vettura (spesso usata anche per andare alla gara/tornare a casa e per le ricognizioni) mentre i servizi di noleggio molto popolari in Europa sono quasi inesistenti in Giappone. Un’altra grande differenza la si può trovare nel modo in cui si preparano le gare. In Giappone e’ molto difficile richiedere giornate libere al lavoro perciò gli organizzatori spesso cercano di “comprimere” le gare il più possibile. Spesso accade che le ricognizioni si facciano il giorno stesso della gara dalle 5 di mattina alle 14 (solo due passaggi per prova) mentre la prima speciale inizia nel tardo pomeriggio.

Al Val d’Orcia è arrivato il debutto (sfortunato) in Italia. Come è stato?

Il debutto in Italia è stato, per dirlo all’americana, “bittersweet”. Avevo l’ordine di andare con margine visto che era la mia prima volta con una R2. E così è stato. Siamo partiti con un passo deciso ma conservativo, senza prendere rischi inutili. La gara stava andando molto bene, anche se ho commesso qualche errore. Purtroppo dopo la seconda SS un sensore ha fatto cilecca e purtroppo ci siamo dovuti ritirare prima della terza speciale. Il Val d’Orcia si è rivelata una gara molto divertente con delle strade fantastiche. Mi piacerebbe molto riprovarci l’anno prossimo.

Con quale auto ti sei trovato “meglio”, in base anche al fondo in cui hai corso?

La somma di tutti i km di speciale delle gare che ho disputato è più o meno 140 km, quindi non posso dare un giudizio molto accurato visto che, oltretutto, non ho mai guidato due vetture sullo stesso fondo (la Evo solo su neve, la Peugeot su terra e la Fiesta su asfalto). Detto questo la Evo e’ forse la macchina più impegnativa, avendo una preparazione praticamente di serie e motore turbo senza post combustione e’ importante tenere il turbo in pressione “manualmente”, ma e’ senza dubbio la macchina esteticamente più bella. Mentre le R2 sono delle vere e proprie macchine da gara, molto più precise e reattive con dei limiti molto più alti. Forse preferisco il motore della Fiesta perché ha più coppia ai bassi regimi senza turbo lag. Il mio fondo preferito e’ senza dubbio la terra.

Quanto è importante papà Renato nella tua crescita personale e sportiva?

Mio Padre ha sempre fatto il possibile per aiutarmi e cercare di insegnarmi “il mestiere” nel minor tempo possibile. Purtroppo visto la mia lontananza da casa possiamo passare pochissimo tempo insieme e spesso non abbiamo avuto l’occasione di prepararci in vista di una gara. il 90% delle sue “dritte” sono sulle note. Mette molta enfasi sulle ricognizioni e su come sia necessario essere in grado di fare delle note al top con solo due passaggi (o come dice lui “note-corrette”, come nel mondiale). Il restante 10% delle lezioni sono sfide ai go kart di Affi.

Obiettivi 2019 o ipotetiche altre gare durante quest’anno?

Per il 2019 è ancora tutto da vedere. La mia priorità è finire quest’ultimo anno di Master senza intoppi. Sarebbe bello portare a termine l’East Japan Rally Championship visto che le tre gare su neve a cui ho partecipato facevano parte di quel campionato e siamo stati molto competitivi nelle ultime due. Ma per ora non è stato deciso nulla.

Vuoi aggiungere qualcosa?

Innanzitutto vorrei ringraziare Rallyssimo.it per l’intervista. Ma un ringraziamento speciale va fatto a tutte le persone che hanno reso il mio debutto nei rally italiani e nipponici possibile. Alla mia famiglia, a Massimo Nalli che si è offerto di farmi da navigatore con le note in inglese, a Claudio Albini e i meccanici di RallySportEvolution per aver sempre messo a disposizione una macchina al top. A ScreenLine, Freem, BetonAsfalti e Supertuner. Senza di loro tutto questo non sarebbe stato possibile.

 

Grazie Aronne per la tua disponibilità e speriamo di rivederti presto in una gara italiana, magari di nuovo su sterrato.

 

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