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Tempo

3 MIN

Siamo questi…

Tre uscite, poche soddisfazioni e tanti dubbi per il rallysmo italiano

Diciamolo chiaramente: nelle prime tre gare titolate della stagione per i nostri equipaggi sono arrivati pochi sorrisi. La forbice con il resto d’Europa è sempre più ampia, il nostro movimento è stato tenuto a galla dai tre “vecchietti” Andreucci, Basso e Rossetti, che tra l’altro sono i vincitori degli ultimi titoli nazionali, se si esclude la parentesi Scandola nel 2012.

Al Rally di Roma Capitale, dove andava in scena il duello “falsato” tra CIR e ERC, il solo Basso ha provato a tenere testa a Lukyanuk, con Crugnola subito out sulla stage 1. Perché scrivo falsato? Perché il regolamento ACI prevedeva gara1 e gara2 togliendo (parzialmente) la voglia di lottare ai nostri, che guardavano solamente al risultato in ottica Campionato.

Risultato? Nella top10 ben 8 equipaggi esteri, tra cui diversi al debutto sulle strade romane come Oliver Solberg al debutto assoluto su asfalto. Il disastro vero è avvenuto tra le 2WD dove il pilota estone Ken Torn ha rifilato 4′ minuti al primo dei nostri portacolori del CIR Junior. Attenzione! Non è assolutamente colpa dei ragazzi, ma di espone i nostri a prestazioni non particolarmente positive con una programmazione quantomeno discutibilr.

Al Rally di Alba, prima gara del CIWRC, invece incrociavano i guantoni gli asfaltisti italiani contro alcuni piloti Hyundai, venuti in Italia a far esperienza sul catrame. Risultato? Primi tre gradini del podio tutti stranieri, con Craig Breen autentico dominatore del rally, con il sorprendente Jari Huttunen secondo e Dani Sordo terzo al termine di una battaglia contro Luca Rossetti. Già Rossetti, l’ex campione italiano ed Europeo, guida la pattuglia dei piloti italiani, da subito orfana di due promesse come Carella e Nucita che hanno abbandonato la gara fin dalla prima prova,causa errori di guida. Anche qui tra le 2WD, vittoria francese con Franceschi che porta al primo successo in Italia la 208 rally4 precedendo Vescovi per pochissimi secondi.

Veniamo all’ultimo atto, il Rally di Arezzo Valtiberina, sulle bianche strade toscane dove stava andando in scena il Lindholm show. Il pilota finnico, con gomme MRF stava letteralmente dominando la gara, ma nel trasferimento dell’ultima prova speciale, la sua Skoda Fabia R5 si è ammutolita, togliendo al finnico una vittoria meritatissima. Unico a tenere testa allo scatenato Lindholm è stato Paolo Andreucci in coppia con Anna Andreussi. La coppia più vincente del rallysmo tricolore é stata l’unica a tener (seppur in maniera parziale) il ritmo del finnico. Da notare l’assenza tra gli iscritti alla gara dei piloti tricolore del J-WRC, del CIR Junior e dell’ERC.

Poteva essere una buona occasione per mettere su chilometri e esperienza su terra, ma evidentemente mancano budget e (forse) volontà.

Inutile girarci attorno, il livello Italiano al momento è questo. Inutile rispolverare la scusa del costruttore Italiano, non vedo costruttori spagnoli impegnati nel Mondiale oppure nell’Europeo eppure in pochi anni hanno vinto i titoli ERC3 e Junior WRC con Llarena e i fratelli Solans. Ma la Spagna è solo un esempio di tante situazioni virtuose e programmate che permettono di tirare fuori nomi nuovi per il panorama rallystico internazionale.

Insomma per molti il bicchiere è mezzo pieno, per come lo vedo io invece manca proprio il bicchiere. A meno che non vogliamo sposare la tesi che in Italia i rally sono un sport “della domenica”, fatto da appassionati che vogliono divertirsi ed occupare a proprio piacimento. A quel punto smetteremo di cercare un nostro uomo da lanciare nel mondiale e saremo in pace con il resto del mondo.

Buon Ferragosto a tutti…

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