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Tempo

8 MIN

Quel che mi porto a casa dalla Ronde Valli Imperiesi…

Un bicchiere decisamente più pieno che vuoto, con tante idee sparse nella testa

Sono passate poco più di ventiquattro ore dalla conclusione della dodicesima Ronde Valli Imperiesi.

Un’edizione particolarmente attesa da un’intera città vestita a festa e che mi ha rivisto dopo parecchi mesi a seguire un rally principalmente a bordo strada.

Al netto di aver trascorso un weekend spensierato e completamente immerso in ciò che è sempre stato come una ragione di vita in compagnia di mio papà, rientro a casa dalla trasferta imperiese con numerosi elementi e considerazioni assiepate in testa in modo più o meno caotico.

Come dicevo, sono passati tanti mesi dalla mia ultima apparizione in qualità di spettatore.

Un lasso di tempo particolarmente lungo, in cui ho addirittura pensato di staccarmi temporaneamente da questo sport.

Le negatività e perplessità sempre più insistenti, le imposizioni dei serbatoi e i costi sempre maggiori, le nuove auto poco interessanti e un momento di profonda instabilità dell’automotive hanno minato non poco quelle certezze che avevo costruito in quasi ventisei anni di amore per i rally, tanto da dovermene quasi disintossicare per il fastidio creatosi a poco a poco.

Poi arriva il weekend del Valli Imperiesi.

Per me che sono divenuto a tutti gli effetti imperiese d’adozione giunge l’occasione di dare una seconda chance alla passione che ha da sempre influenzato la mia vita.

Decido di andare a curiosare con l’occhio del neofita e rientro a casa con un bicchiere decisamente più pieno che vuoto.

Tante le idee che me lo fanno pensare, e che vorrei condividere con l’intero popolo dei rally.

Andiamo con ordine.

I numeri lo dimostrano: la passione è ancora viva

I numeri spesso e volentieri non mentono. I concorrenti iscritti hanno raggiunto molto abbondantemente le tre cifre. E se in un periodo storico tale, dove la crisi economica attanaglia la vita quotidiana, quasi trecento comuni mortali scelgono di investire un considerevole patrimonio in una corsa automobilistica significa che la passione non solo è ancora viva nei “veterani”, ma è stata trasmessa anche alle nuove leve come dimostrano i tanti equipaggi giovani presenti. Più che ventata di aria fresca la definirei come un’imponente conferma. I rally in questa fase così incerta e delicata hanno bisogno di conferme per continuare ad ossigenare la propria esistenza e la perfetta riuscita dell’evento rappresenta una piccola fetta della torta. Ottimo elemento, e un bel voto 10 alla Scuderia Imperia Corse che ci ha messo anima e cuore anche in questo 2023!

I rally promuovono il territorio e attivano il turismo

Fin qui nulla di nuovo. I rally richiamano una miriade di persone tra equipaggi e rispettive famiglie, meccanici e curiosi. Una considerevole mole di gente che entra in contatto diretto con il territorio ospitante e che può assaporarne usanze, cultura e cucina. Domenica la bellezza del paesaggio collinare, il mare calmo e i prodotti derivanti dalle olive sono stati i promotori del ponente ligure e certamente qualcuno ritornerà da turista per scoprire con più calma questa terra nelle vesti del turista. Quest’ultimo concetto è semplice, lineare e valido per qualunque regione d’Italia. I rally non sono solo rumore e fastidio, ma anche e soprattutto un motore economico. E questo, per fortuna, tante giunte comunali stanno iniziando a capirlo e ad incentivare manifestazioni di questo genere. Gli organizzatori, in accordo con gli enti pubblici, hanno fatto sfilare tutti gli equipaggi tra le vie di Oneglia e Porto Maurizio, offrendo loro anche un aperitivo e regalando loro  un vero e proprio bagno di folla, condito da trombette, bandierine, fumogeni e un dj set. Uno show dentro allo show, richiamando anche chi un rally non l’aveva mai visto e non sapeva fino ad allora di cosa si trattasse. Ad Imperia e zone limitrofe poi hotel, bed&breakfast hanno registrato il tutto esaurito malgrado la bassa stagione e gli albergatori ringraziano sperando possano esserci più manifestazioni di questo livello nell’arco dell’anno.

Nel 2024 nascerà il 1° Rally Valle d’Arroscia

Lo ripeto ancora: tante giunte comunali stanno iniziando a capirlo e ad incentivare i rally. Proprio venerdì, alla vigilia delle Valli Imperiesi, la macchina organizzatrice ha esternato agli organi di stampa la nascita di una nuova gara. I sindaci della Valle D’Arroscia hanno richiesto all’unanimità di portare il pubblico dei rally nella vallata del taggiasco e ormeasco, finalizzando il progetto ad una vera e propria operazione di marketing.  Queste zone non sono nuove ai rally: da qui passava il Sanremo mondiale, vedasi la celebre prova speciale del Colle di Nava e molte altre. La gara è già stata inserita a calendario nel mese di giugno, in attesa di una data ufficiale e questo non può che fare bene al rallysmo ligure che va di fatto a rimpolparsi e riprendere credibilità dopo che è stato anche scelto il Lanterna come finale di CRZ 2024. Una nuova fiamma si è accesa e sta a tutti noi alimentarla per non perderla prematuramente.

Non una Ronde di fine stagione, ma molto di più

Le ronde nel calendario stipulato da ACI, così come i rally day, sono un format che trova un respiro piuttosto ristretto. Non sta a noi giudicare le motivazioni, ma quanto visto nei pressi dell’inversione a Colle San Bartolomeo è stato chiarissimo: gli appassionati desiderosi di vedere le macchine da rally sono ancora tanti, indipendentemente dalla validità e/o periodo. Sono arrivato in loco esattamente alle 6:45 del mattino con la temperatura che ha picchiato sui 7 gradi. Eppure le macchine erano incolonnate verso la statale per almeno un chilometro su ambo i lati della strada. Stessa cosa per l’ultima assistenza. Tante le persone a curiosare tra un gazebo e l’altro, con annesso qualche bambino nel passeggino pronto a salutare con la manina tiepida i piloti. Una Ronde di fine stagione, certamente, ma che per un attimo mi ha riportato indietro nei tempi di Makinen, Panizzi e Mc Rae. Si sono rivisti i bar servire tante colazioni a ragazzi e ragazze muniti di giubbottini Subaru e cappellini Mitsubishi, e che sono ripartiti a bordo delle sempreverdi Peuoget 106 Rallye o delle nuove Ford Fiesta ST. La passione si legge anche in queste sciocchezze e, personalmente domenica mi sono sentito per un attimo nuovamente a casa. Perchè forse non tutto è ancora perduto come vogliono farci credere!

Un monomarca Skoda e Peugeot

Dopo tanti aspetti positivi, anche una leggera negatività di contorno, certamente oggettiva. Come in tante altre occasioni anche il Valli Imperiesi ha offerto poca varietà nel parco vetture. Un monomarca firmato Skoda tra le Rally2/R5, la categoria di punta. La vettura boema è considerata nel Belpaese la macchina che si guida con maggiore facilità perchè, a differenza delle colleghe, non richiede troppi test e/o apparizioni per impararla e farci uscire qualche buon tempo. Certo, sarebbe meglio per tutti vedere più sovente Citroen C3, Hyundai i20 e Volkswagen Polo, ma il diktat del seguire la moda e la massa scorre indisturbato ed a gonfie vele. Lo stesso discorso vale tra le ruote motrici, dove a fare la voce grossa vi è la Peugeot 208 Rally4. Roberto Daprà ci raccontò qualche settimana fa che la vettura francese risulta essere il giusto compromesso tra la Renault Clio e la Ford Fiesta, ma anche in questo caso vederle tutte e tre all’opera renderebbe meno soporifera la faccenda.

Da tutta questa monotonia, però, emerge un raggio di sole caldo e molto luminoso. Con il numero 1 sulle portiere spicca la Citroen Ds3 Wrc di Luca Pedersoli. Una categoria ormai estinta a causa dei costi di manutenzione elevati e dell’ormai “vecchia” tecnologia, non più competitiva di fronte alle continue evoluzioni delle Rally2. Gallina vecchia fa buon brodo e la Citroen Ex Works di Sebastien Loeb è stata di gran lunga la più fotografata e sospirata. E se dopo la cerimonia d’arrivo le viene concesso (al diavolo il polically correct!) qualche tondo per celebrare la terza vittoria consecutiva allora si che si va a mettere la ciliegina sulla torta a un weekend che rasenta la perfezione.

Nicelli e la squalifica causa peso

L’italiano medio è abile nell’interpretare le leggi e regolamenti a proprio piacimento. La Skoda Fabia di Nicelli è risultata più leggera di 8 chilogrammi (con l’equipaggio a bordo durante la pesa) alla fine del primo riordino mattutino e di conseguenza estromessa dalla classifica finale. Certamente questi chilogrammi mancanti non avranno portato un chissà quale vantaggio, ma tant’è: se esiste una regola è bene rispettarla per non perdere credibilità. Una scelta che ha scatenato il putiferio nel mondo incantato dei social networks, creando due vere e proprie fazioni. Nessuna colpa o inquisizione ovviamente a Nicelli e alla Bertelegni, autori peraltro di una bellissima gara ma alla fine privati del podio che sul campo avevano conquistato. Si spera però che da questa vicenda possa nascere uno spunto di riflessione costruttivo e che vada ad aprire un precedente capostipite per le prossime volte, regalando agli enti competenti una linea guida da seguire fedelmente e senza alcuna distinzione.

Le conclusioni

Dal mio modo di vedere le cose le conclusioni possono essere una o molteplici. I rally stanno attraversando una crisi senza precedenti e la medicina perfetta non può esistere. Rimane però nostro compito difenderne l’esistenza. Per riaccendere i riflettori su di essi dobbiamo tutti quanti fare uno sforzo e rendere quel che abbiamo oggi un prodotto appetibile e vendibile, senza alimentare negatività o polemiche ed esaltarlo come fosse la cosa più rara e preziosa di questo mondo. Soltanto con questo cambio di mentalità potremo uscire da questo buco nero e provare a ridare linfa ad uno sport che ha ancora tanto da dire. E se nel farlo bisogna esaltare anche una ronde di fine stagione ben venga! Scommetto che tanti metterrebbero la firma per rivedere sabato prossimo Luca Pedersoli sulla Citroen Ds3 Wrc e le tante 208 darsi battaglia su un lembo di asfalto.

Ah, dimenticavo… w il rally e le sue mille sfaccettature!

 

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